24 luglio 2013

Krk



è la prima volta che arrivo a Krk. una piccola montagna verde in mezzo al mare. azzurro, illuminato dal sole che compie intorno all'isola il suo giro quotidiano. l'impatto, all'arrivo, è sorprendente. in un attimo, il passaggio dalla civiltà a qualcosa di ancor più antico e armonico, è celebrato. imboccato l'arrivo dal ponte che giunge dalla terraferma, si viene immersi in un mare di macchia mediterranea mista a olivi, mandorli ed elicrisio su cui svettano onde di roccia chiara e morbida. Leonardo è felice. siamo tutti felici. è forte il richiamo a ere geologiche lontane in cui le rocce che oggi affiorano altro non erano che fondali marini sabbiosi. e questa morbidezza da fondale marino permea ogni cosa del paesaggio, animato da piccole case costruite ora in economia ora a imitazione di fasti greci e romani. la strada si snoda tortuosa, senza fretta, e invita lo sguardo a perlustrazioni lievi quanto lontane. la gente è ospitale e sorride negli stretti vicoli dei borghi di mare che ne avranno visto di vento passare. eppure, nonostante tutto il vento, nulla è pieno e c'è sempre spazio per tutti. tutti quelli che qui vengono per aggrapparsi a un raggio di sole, a una pietra dei muretti a secco costruiti per guidare le pecore, a una goccia di mare, instancabile nel suo potere rigenerante. e c’è il cardo, spinoso, che devi sfiorare, quasi metafora di quanto qui accade, perché qui la bellezza c’è ma devi essere disposto a cercarla, superando la superficie. andando, cercando i sentieri, i passaggi complessi eppure lievi al cammino. guardando oltre. gli uomini hanno lavorato secoli per addomesticare, con rispetto, questo paesaggio in cui il sole, il vento e la pietra la fanno da padroni. e questa fatica antica traspare nel carattere deciso paventato nel portamento, nei dialoghi, nelle lunghe serate spese al confronto e davanti a spumeggianti boccali di birra. nelle parole di fronte al mare. e Dario e Carlo e Ivan e quanti altri esprimono profonda dignità e fiero orgoglio d'appartenenza in quello che fanno, in quello che sono, in quanto attraversano. non si piegano alla vita ma ne vivono gli anfratti nelle sue più intime pieghe. parlano ogni lingua e, prima tra tutte, quella della chiarezza. e le donne mostrano una decisa fierezza, profondamente femminile e animale allo stesso tempo. non risparmiano le parole, partecipano al confronto e alla relazione passionalmente e con verità. non ci sono sottintesi, non c'è malizia ma solo profonda nitidezza. sono pronte alla sfida queste donne, sia essa un dialogo, un gioco, un'Amore o un commercio. e ognuna, che sia Caterina o Lisa o Darinka o scegli tu il nome, desiderano possa esser sempre loro l'ultima parola e s'illuminano se riesci a proporre tu la frase che sarebbe di chiusura. sarebbe, perché in tal caso quella chiusura si trasforma in una porta che si apre su un mondo tanto più intimo e profondo in cui l'essere persona gioca le sue splendide possibilità.

una vera intimità, che solo su un'isola puoi trovare.

à bientôt.

17 luglio 2013

Lavori in corso




cammino la città
cammino la periferia e il centro
e nella periferia guardo la gente
e il desiderio
e la sapiente attesa
di quel raggio che possa illuminare
i volti, le case, i giardini curati
e quei tulipani
nati per caso.
quel raggio che possa ridare vigore
a una nuova possibilità
a una nuova speranza.
quell’attenzione che arriva,
ma ci vuole forza e tempo.
e bisogna averne di forza e tempo per attendere.
ma in quell’attesa
e anche in chi non può attendere,
lo vedi il Cuore.
allora, cammino la città
e cammino il centro e la periferia
e provo a guardare il centro
e la gente
e mi sorprendo
e vedo persone, tante persone
che non ci sono
sembra non sappiano più il centro.
si sono dimenticati,
chissà dove.
a guardare bene
vedo tanti, rifugiati, in un lato periferico
inaccessibile a tutti
a difesa di qualcosa
forse di se stessi
e il Cuore è lì, vicino, ma
non lo senti.
lavori in corso, c'è scritto,
lavori in corso.
ma quello, lo sai, è solo un lato periferico.
perché la periferia è vasta e
se cammini ancora,
lo vedi,
c’è quel lato periferico
di ognuno
che è desiderio
sapiente attesa
di quel raggio che possa illuminare
il volto, il sorriso, le speranze
di oggi e domani
e forse, ancora.
ma, lavori in corso, c'è scritto,
lavori in corso.
allora,
è necessario imparare ad attendere
e bisogna averne di tempo per attendere.
non so quanto, non lo sa nessuno,
ma attendo.
e in quell’attimo che non so,
quel lato periferico muta, si trasforma
e si apre e si disseta
e pare diventare
tuo e mio e loro.
tu e io e loro.
allora cammino quel lato
perché lo sento che da lì si arriva
a quanto
di più prezioso
ognuno custodisce
dentro di sé.
lo so che da lì
si arriva al Cuore.

e ora lo sai che,
quel lato periferico
è la vera ricchezza.

10 luglio 2013

anche Tu

pallone, di C. Vidoni


esci dalle nude pareti del non coraggio,
prendi la mano e
cammina i sentieri che innanzi si parano.
attimo dopo attimo,
passo dopo passo,
cielo dopo cielo
si irrobustiscono le gambe tue,
ritrova vigore il cuore,
si illumina di fierezza lo sguardo.
il passo deciso e lieve,
senza fretta,
invita gli astanti alla festa del giorno e dei giorni.
anche oggi sarà festa e
Tu
avrai camminato.

anche Tu.

4 luglio 2013

Il viaggiatore



Il viaggiatore prosegue il suo cammino, mai stanco, mai lo stesso, sempre più se stesso. Gli orizzonti si allargano, mattino dopo mattino, e distese sconfinate di emozioni e stupori corrono ad arricchire il vocabolario quotidiano. Dolcemente ritrova le antiche energie e, solido, procede. Sereno e deciso, non assetato ma curioso, mai affamato ma proteso, abbraccia quanto incontra nella certezza del percorso seguito. Condivide la strada, il tempo, le necessità, i paesaggi, le fatiche e le gioie, le albe e i tramonti. E riscopre. Riscopre il fascino dell’osservare e la magia del racconto e del raccontarsi. Così ogni piccolo dettaglio, d’improvviso, cela infiniti episodi da recitare, ogni sguardo diviene inesauribile fonte di avventura, ogni pasto si trasforma in incontro, ogni momento una pagina indimenticabile da vivere a pori aperti, ogni emozione una strada da percorrere, ogni suono un pentagramma da decifrare. Le luci si accendono, una via l’altra, come le notti stellate d’agosto e il cammino diviene ogni giorno più luminoso a cercare la continua Primavera. E allora eccolo in movimento … salita, discesa, pianura, discesa e poi ancora salita e ancora pianura e ancora discesa e ancora ancora ancora. Il passo è lieve, senza affanno, non teme ma scopre, non invade ma condivide, non calpesta ma accarezza e corre con leggerezza. La prospettiva è nuova. Si, nuova, non riscoperta ma nuova come l’aria delle montagne, la potenza degli oceani, il verde dei campi, l’agilità dell’esistente, tutte cose che sono da sempre, eppure, sono sempre nuove nel loro proporsi, sempre fresche nell’offrirsi agli occhi, alla percezione, ai sogni. L’atmosfera. Costante, vivace, piacevole. Quell’atmosfera che ti entra dentro al mattino quando apri gli occhi e per incanto ti accompagna fin nei sogni più profondi della sera. Quell’atmosfera che … puoi chiamarla come vuoi, l’importante è continuare a coltivarla.

à bientôt.

già, nel tempo, a Leo